Lo sai bene che i gabbiani parlano,
quando il cielo d’inverno
si tinge di cenere
e il mare piange
col suo muggito di ferro.
Il vento sferzante
Traccia righe di dolore,
le sue dita di ghiaccio
solcano i segni delle rughe
scolpite dal tempo.
Vengo da te, sospinta dai ricordi e
dall’acre odore del vino.
Il fuoco proietta nell’aria scintille di rabbia.
Mani che non accarezzano,
dita che sfiorano il vuoto,
occhi di sfida e languore di sensi.
Il tempo è lontano, sulle ali spiegate.
È tanto alto il suo volo, troppo
profondo il dolore.
Tratta da LA VOCE DEI GABBIANI, L’ArgoLibro Editore 2018