Da bambina ero convinta che i gabbiani parlassero, che il loro non fosse un semplice verso, ma una vera e propria comunicazione complessa ed articolata.
Sono cresciuta, ma la mia opinione non è mutata.
Provo un’immensa invidia quando, specie nel tardo pomeriggio d’inverno, li osservo mentre si spostano in stormo, sorvolando la rupe della mia città.
Vorrei essere uno di loro per guardare il mondo dall’alto.
Credo che essi riescano a vedere le cose così come sono, a comprenderne le relazioni e le distorsioni.
A loro è svelato il mistero dell’uomo.
Introduzione dell’autrice a LA VOCE DEI GABBIANI, L’ArgoLibro Editore 2018