DONATO PETRICORE, racconto di Giuseppina De Marco

DONATO PETRICORE

RACCONTO DI GIUSEPPINA DE MARCO, VINCITRICE DELLA SEZIONE NARRATIVA

DEL CONTEST LETTERARIO “FIERA-MENTE RACCONTIAMO”

L’Antologia che contiene il racconto, presentata al salone del libro di Torino, è stata curata da Enrica Mossetti  e pubblicata dall’Atile Edizioni.

 

Grazie infinite alla Casa editrice Atile per questa splendida avventura!

 

 

Per Donato Petricore era una giornata come tante. Doveva rileggere le idiozie scritte da sedicenti pensatori, che avevano l’unico scopo di ottenere il consenso popolare, convinti che il potere fosse un dono intoccabile del Padreterno.

Perché? Per il vile, onnipotente, necessario denaro.

Non fa la felicità? Certo, per chi non ne ha è così; ma chi si crogiola nelle interminabili cifre di un conto, che di rosso conosce solo il colore del vino buono, potrà anche andare a piangere i suoi guai negli alberghi di lusso.

Questi ed altri pensieri gli arrovellavano il cervello, quando sopraggiunse un’interminabile serie di starnuti. Si portò una mano al naso e con l’altra cercò di tirar fuori il fazzoletto dalla tasca dei pantaloni. Gli si gelò il sangue nelle vene. Corse in bagno. Lo specchio non poteva mentire. Al centro del volto troneggiavano due splendidi nasi. Erano identici o, perlomeno, a prima vista così sembrava.

Tesoro, non posso tornare prima di sera.

Bofonchiò una frase incomprensibile che terminava con nasi.

Sei impazzito?  Inventane un’altra per non uscire con me.

Non sto scherzando. Mi è spuntato un altro naso!

Cercò di descriverlo, ma la voce nel cellulare si spense con un  semplicissimo “vaffa…”.  Fissò di nuovo lo specchio e l’immagine apparve ancor più nitida. Uno dei due nasi, al posto della narice, presentava una leggera fessura rosa. La sfiorò con la mano.

Fermo! Non vorrai imbavagliarmi e impedirmi di parlare come tutti quei nasi ottusi dei miei fratelli!

Tutto tremante, si toccò la fronte.  Di sicuro aveva un febbrone e quelle erano le conseguenti allucinazioni. Pensò al cibo precotto della sera prima.

Sarà un’indigestione! Ora chiamo il bar e mi faccio portare…

È inutile che mi ignori. Io sono qui. Proooprio qui.

Esclamò, tutto pimpante il nuovo naso, mentre Donato cercava di schiarirsi le idee, rinfrescandosi il viso sotto il getto dell’acqua.

Porca mise…

Non dire le parolacce, non ti si addicono. Il naso sorrise con la boccuccia allegra.

Preso dalla disperazione, il giovane aveva solo due opzioni: ignorarlo e aspettare che l’incubo svanisse, oppure assecondare quell’inspiegabile momento di follia. Decise di ascoltare il suo naso.

Un tempo tutti i nasi potevano parlare. Gli uomini più puri ne avevano addirittura due. Erano collegati al cervello e, prima che la bocca parlasse, con un soffio d’aria spazzavano via le sciocchezze. Poi, la bocca e le orecchie smisero di ascoltarli. Così i nasi decisero di tacere per sempre. Talvolta, però, i desideri di sincerità di un uomo sono così intensi che ritorna in lui anche il naso primordiale.

Oddio, sono impazzito. Pensò Donato.

No. Chiudi gli occhi e segui la mia voce. Avanti, avanti. Ci sei! Apri la finestra.

Per quanto scettico, lo fece. La pioggia scrosciava tra le foglie delle peonie, che sembravano voler anticipare la fioritura. Un incredibile benessere si impossessò di lui.  Respirò a pieni polmoni e, ridendo, gridò:

Io sono Donato Petricore e amo l’odore della terra bagnata!

Conosceva bene il significato del suo cognome. Il petricore è quella particolare sensazione olfattiva che si percepisce al battere della pioggia sulla terra da tempo asciutta. In quella sera di primavera si sentì rinascere. Ripensò a quante sciocchezze ogni giorno doveva porre riparo per trasformarle in discorsi logici, per consentire ad alcuni politici di promettere aria fritta ai loro elettori. Tornò allo specchio, questa volta con la speranza che non fosse solo un sogno. Avvertì il bisogno di parlare col suo nuovo amico, di raccontargli di quando era bambino e la primavera lo faceva sentire leggero, nonostante il suo peso.

Purtroppo, è una grave forma di obesità infantile…bla, bla, bla.

Donato non capiva nemmeno il significato di quelle parole, ma comprendeva bene le offese e le mortificazioni dei suoi compagni durante l’ora di ginnastica.

Dai salta, che molleggi! Se non vuoi correre, almeno rotola!

Ma lui non rispondeva. Fingeva che non gliene importasse nulla.

Il tempo passò, sicuramente non così in fretta come avrebbe voluto, ma con grandi soddisfazioni per lui, che riuscì a laurearsi con il massimo dei voti in scienze politiche. Purtroppo, però, per una serie di disturbi legati alla sua patologia si dovette accontentare di un lavoro d’ufficio, con la promessa a se stesso che sarebbe stato solo un impiego temporaneo.

Si sentiva come Cyrano de Bergerac. Ascoltava i suoi meravigliosi discorsi in bocca a personaggi che nemmeno avevano mai adoperato le parole giustizia sociale, equità, rispetto.

Sognava di cambiare lavoro, di fare il paroliere, ma ogni volta che ne discuteva con la sua fidanzata, si sentiva tarpare le ali.

Scherzi? Sai quanti ti invidiano per il ruolo che rivesti nell’ufficio dell’onorevole? Potessi starci io!

Suo fedelissimo amico, il pianoforte ascoltava le sue confessioni in musica. Sì, perché Donato componeva canzoni sin dai tempi del liceo. Ecco perché riusciva a gestire così bene le sue emozioni. Affidava ai tasti il suo dolore e alle parole dava il compito di sciogliere i nodi della sua esistenza.

Lo so a cosa stai pensando.  Il suo nuovo naso lo riportò alla realtà. Non credi che sia arrivato il momento di mantenere la promessa? Non fingere di non capire. Io ascolto i tuoi pensieri.

Donato si sentì sollevare di peso. Due colleghi, trasportandolo a braccia, lo aiutarono a sdraiarsi sul divano.

Come ti senti?

Niente di grave, sono scivolato sul pavimento umido. Sto bene, anzi no. Qui non sto più bene. Aggiunse alzandosi di scatto.

Ma dove vai?

Afferrò la giacca e andò via senza chiudere la porta.

Intanto seguo il mio naso. Poi si vedrà.

 

 

 

Fonte dell’ immagine in evidenza: Casa editrice Atile.

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Comments

  • Maria Rosaria DeMarco

    10/07/2023 at 6:30 pm
    Reply

    Piacevolissima e scorrevole lettura che ben si presta ad una interpretazione contempiranea

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Ciao, sono Giuseppina De Marco, Giusy per gli amici. Adoro leggere, scrivere e, soprattutto, COMUNICARE. Questo blog nasce perché... Leggi di più

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