Carissimi,
vi propongo oggi la lettura della poesia selezionata per l’Antologia “Una rondine al tetto” 2024 L’ArgoLibro editore Agropoli (SA). Quest’anno il concorso è giunto alla terza edizione e il testo è impreziosito dai saggi di Rachele Siniscalchi Montereale, di Francesco Volpe e della Redazione stessa.
Una rondine al tetto è sinonimo di primavera
e naturalmente la primavera è da sempre considerata la stagione della rinascita,
dopo la “morte” invernale.
Scorrendo l’opera ci si rende conto di quanto sia variegata,
anche e forse soprattutto negli artisti,
la percezione che si ha della rigenerazione,
del cambiamento inteso come necessità ineluttabile.
(citazione tratta dal Blog: https://largolibro.blogspot.com/ )
Questa volta mi sono cimentata nella composizione in dialetto. Non è proprio il mio campo, ma ho sentito il bisogno di esprimere i mei pensieri in maniera quanto più vicina possibile al parlato della mia terra. Spero di trasmettere anche a voi lettori le mie emozioni.
CHESTA È ‘A VITA!
Citto citto, chianu chianu.
Sagli e scinni, ramm ‘a mano.
Sotta, ncoppa, senza iato
curri curri, fatt’o lato.
L’uocchi ‘nterra e ‘u core afflitto.
Sagli e scinni, statte citto.
Se la vita te dà onore,
quanta mmiria ind’a lu core.
Ind’a lu core re la gente,
ca te vole assai perdente.
Ma te rico: “lassa stare!”
tanto ognuno addà parlare.
Puro ca nun dice niente,
chisto è ‘u sfizio re la gente.
S’arrevota e s’arravoglia.
Appiccia fuoco ‘ncopp’a paglia.
Quanno, poi, te vere ‘nderra,
prima ancora te sutterra.
È cuntenta quanno cari,
i veri amici – lu ssai- so rari.
Chi t’abbrazza e chi te vasa,
si è aperta chesta casa.
Si se mangia e beve tanto,
stanno pronti tutti quanti.
Ma si ‘a sciorta t’abbandona,
nun se canta e nun se sona.
Nun se sona e nun se canta,
nun te penzano gli amanti.
Nun te voleno i parienti,
ca me pareno pezzienti.
Si te manca quacchecosa,
te rano spine senza rose.
Ma ogni tanto caccheruno,
te vò bene, pe’ fortuna.
Sai, allora, i’ che te rico?
Vai annanti, caro amico.
Storta o dritta è ‘sta partita,
fatte core, chesta è ‘a vita.
Sicuramente, la musicalità non è la stessa; però vi aggiungo la versione in lingua italiana.
QUESTA È LA VITA
Zitto zitto, piano piano
Sali e scendi, dammi la mano
Sotto, sopra, senza fiato
corri corri, fatti al lato.
Gli occhi a terra e il cuore afflitto.
Sali e scendi, stai zitto.
Se la vita ti dà onore,
quanta invidia dentro al cuore.
Dentro al cuore della gente
che ti vuole assai perdente.
Ma ti dico lascia stare
tanto ognuno deve parlare.
Anche se non dice niente,
questo è lo sfizio della gente.
Si agita e si ingarbuglia,
accende fuoco sulla paglia.
Quando poi ti vede a terra,
ancor prima ti sotterra.
È contenta quando cadi,
i veri amici – lo sai – sono rari.
Chi ti abbraccia a chi ti bacia,
se è aperta questa casa.
Se si mangia e beve tanto,
stanno pronti tutti quanti.
Ma se la sorte ti abbandona,
non si canta e non si suona.
Non si suona e non si canta,
non ti pensano gli amanti.
Non ti vogliono i parenti,
che mi sembrano pezzenti.
Se ti manca qualche cosa,
ti danno spine senza rose.
Ma ogni tanto qualcuno
ti vuol bene, per fortuna.
Sai, allora, io che ti dico?
Vai avanti, cari amico.
Storta o diritta sia questa partita.
Fatti coraggio, questa è la vita.
Grazie per l’attenzione.
In attesa delle prossime novità, buona estate a tutti Voi!