Come una rondine in fuga
m’involo,
verso la sfatta alcova della luna,
spaurita nell’ombra e nel silenzio
dileguo,
tra i tralci delle stelle.
Condivido con grande gioia alcuni versi e la prefazione dell’ultima fatica di Sandra Ludovici. Ringrazio la casa editrice L’Argolibro di Agropoli per avermi dato l’opportunità di conoscere la ricchezza e la profondità della poetessa aquilana.
M’abbevero alla fonte del cielo,
e la linfa furiosa sale, m’inebria,
a gronda il mio respiro
che urla all’ora belante,
alle profondità mie nude
in mutilo groviglio.
Ricordi, rimpianti, amarezze, a primo impatto, potrebbero apparire i protagonisti indiscussi della poesia intensa e coraggiosa di Sandra Ludovici, che, con un linguaggio preciso e puntuale, ci racconta il senso di una vita altalenante tra eros e thanatos, tra vicende passate e attese future; tuttavia, emerge immediatamente che ciò avviene attraverso la consapevolezza che, sempre e comunque, tra il vano e il perduto possa collocarsi la volontà tenace di costruire ancora relazioni autentiche.
“Allora, impaniata nella ragna del tempo, pasco la mente di mollezze, speziati doni, in ascolto d’un passo che velario squarci, che il mio dolore schiacci”.
Difatti, nonostante il senso di sfiorimento e di perdita, la poetessa manifesta il forte attaccamento ad una esistenza avvolta dal brivido della vera passione, quella che scatena le vibrazioni fin nel più intimo di un individuo, passione temuta, perduta, ma pur sempre invocata (Oh, amore, accendimi! Ch’io strida e mi sciolga come candela!).
Sono davvero profondissime emozioni del cuore quelle che sottendono a tutti i versi, ben costruiti ed arricchiti dall’uso efficace di figure retoriche, che conferiscono un tono classicheggiante, quasi aulico, all’intero corpus poetico.
Ed ecco che l’ipallage ci mostra il calice assetato e le lacrime cieche, a cui seguono a ruota gli ossimori, ad indicare i contrasti stridenti che l’esistenza umana conduce con sé (bruciante gelo, bara pigolante, sole nero, chiassoso silenzio).
Una vera potenza creativa, dunque, che miscela abilmente antico e moderno, in una commistione di linguaggi, ora scarni, ma profondamente significativi e pregnanti, ora antichi, che spesso proiettano il lettore nella dimensione eterna del mito. Denominatore comune l’animo dolcemente ribelle dell’autrice che, come suggerirebbe qualcuno, non si sottomette all’infelicità, ma con titanico vigore, invece, accetta gli eventi e, ebbra di passione, non oblia il suo furor d’amar; anzi, resta in trepidante attesa d’epifania d’amore.
Meravigliose analogie attraversano le espressioni profonde e altamente simboliche dei componimenti di Sandra Ludovici. Su tutte aleggia la notte di corallo, compagna di amplessi vissuti o, forse, vagheggiati.
“In cielo, la notte di corallo, splendente, è una seteria di stelle, in attesa fremente d’avvolgere, in mille nodi d’osmanto fragrante, un palpito d’aurora”.
Persistente appare anche la noia, densa, quasi tangibile fisicamente, una noia quotidiana, di stagione, ma che, comunque, non riesce ad avvolgere completamente e a soffocare l’afflato vitale di questa artista della penna, nella cui opera la poetica e la poietica si rincorrono in un gioco costante, mirabilmente espresse attraverso relazioni di termini polisemici. Di verso in verso, di strofa in strofa, infatti, si manifesta una grande forza non solo narrativa o evocativa, ma soprattutto trasformativa, perché non ci si può immergere in questo oceano di poesia e non essere travolti dalla metamorfosi provocata dal tentativo di cogliere il tellurico mistero.
La parola poetica di Sandra Ludovici scaturisce proprio da questo pathos e, di conseguenza, diviene capace di generare sentimenti di compartecipazione in chi ascolta i fremiti struggenti dei “ricordi rotti, ad uno ad uno, in romito angolo mio riposti”, nella consapevolezza di essere come una lupa che canta alla luna, pronta a mettersi e rimettersi in gioco con la stessa audacia che caratterizza tutta la sua vis poetica.
“Audace, ancor contendo il passo all’ora, guidata dalla mente bracconiera d’infinito, dall’incanto sovrano di mia poesia”.
Casa editrice: L’ArgoLibro
Genere: Poesia
Pagine: 52
Anno di uscita: 2022
Prezzo: € 10,00
L’AUTRICE
Sandra Ludovici è nata a L’Aquila, dove risiede.
Ha al suo attivo quarantatré libri di poesia: Semi nel vento del cuore, Le memorie di una clessidra, La neve sui petali del ciliegio, Coriandoli nel vetro, Al portale della vita, Le lacrime non sanno cantare, Il lucignolo spento, Croton dell’anima, Cerchi nella palude, Ciottoli di pioggia, Ĕ inverno, ormai, Briciole di vento, Vele di nebbia, Il respiro della crisalide, Di paglia e d’argento, Il senso delle piume (raccolta di Haiku), Luna della neve, Rovi d’ortica, La falena d’inverno, Spine di nebbia, Il colore dei sensi, Eco d’ombre, Bubbolare d’ombra, Canto d’erba, Sermento, Alga nera, Nel crepuscolo taciturno, Quando l’aria imbruna, In luce d’ombra, Fonici…frammenti, Passi nel labirinto, Dioon (d’un cuore a folle), Neve del silenzio, Spine trifide, Radici di magia, Nel vento, al tramonto, D’altre essenze, Candela d’alba, nella sera, Spazi sottili, Di radici e di spuma, Dama dei silenzi, Polvere di luce, nel buio e il libro di racconti Di … mondi e di … terra.
Nella Collana History Crime della Delos Digital è inserito l’e-book “Caligine primeva”.
Altre poesie e racconti sono presenti in raccolte antologiche.
Molti i premi e i riconoscimenti ottenuti.
Un caloroso invito ad acquistare il libro e un vivo ringraziamento alla casa editrice L’ArgoLibro per la gentile concessione delle immagini e della biografia.