Il Latino è per tutti!

Siamo tutti latinisti.

Recita il titolo del noto libro di Cesare Marchi, pubblicato dalla Rizzoli nel 1986. Nell’introduzione l’autore racconta di aver sognato Cicerone. Quest’ultimo, invitato ad una rassegna di film storici (Quo vadis? Anno Domini…), manifesta la sua grande gioia per la capacità di sopravvivenza del latino. Egli, infatti, riesce a comprendere benissimo quello che gli uomini moderni dicono.

Sul tram non trova difficile capire che obliterare vuol dire cancellare, annullare, anche se in latino questo verbo riporta la doppia t (oblitterare).

Seduto davanti alla TV, ascolta con piena comprensione un dibattito tra economisti, in cui si parla di reddito pro capite (a testa, per ciascuno) e segue gli interventi di alcuni sindacalisti, che reclamano gli obblighi dello Stato erga omnes (nei riguardi di tutti).

Appare, poi, scandalizzato dall’uso improprio che viene fatto da qualcuno dell’espressione una tantum, che significa una volta soltanto e non una volta ogni tanto.

Dal sogno dello scrittore passiamo alla realtà dei nostri tempi.

È giusto demonizzare il latino?

E perché mai dovremmo farlo, se in una selva di termini e di espressioni, che quotidianamente usiamo, spesso, anche inconsapevolmente, ricorriamo a citazioni, proverbi per meglio chiarire il nostro pensiero.

Senza far riferimenti ad ambiti più specialistici, in primis a quello giuridico, noi conosciamo più latino di quello che pensiamo.

Certo, studiarne la tecnica può apparire noioso e, a dir poco, fuori dal nostro tempo. Eppure, garantisco, non è così!

Questa disciplina migliora tante abilità del nostro cervello e ci aiuta ad affinare le capacità di problem solving.

Comunque sia, come dicevano i Latini, in medio stat virtus (la virtù sta nel mezzo). Il mio obiettivo non è quello di farvi amare per forza il latino, meno che meno quello di volerlo insegnare a qualcuno. È semplicemente un invito e riflettere insieme, partendo da qualche espressione che usiamo di frequente per rendere più efficace la nostra comunicazione.

Un esempio: TABULA RASA

I Romani, per scrivere, usavano delle tavolette di cera, su cui, con uno stilo, incidevano le parole. Quando il testo non serviva più, con una piccola spatola raschiavano tutto, ridando uniformità allo strato di cera.

In senso filosofico, l’espressione serve a spiegare la conoscenza, paragonando la mente umana ad un foglio di carta bianca su cui non c’è ancora scritto nulla.

Comunemente, però, per tabula rasa intendiamo far piazza pulita, distruggere, radere al suolo, ma anche rubare, portar via tutto.

Dulcis in fundo, giusto per approfittare ancora di qualche espressione latina, in quanto melius abundare quam deficere ( è meglio abbondare che scarseggiare), vorrei concludere, apertis verbis (con parole esplicite) :

Non lasciamoci impressionare dall’apparente difficoltà di approccio a questa lingua che, in fin dei conti, anche se trahit sua quemque voluptas (ognuno è trascinato dalla propria passione), ci regala sempre un insegnamento di vita, la quale – come direbbe Seneca – si uti scias longa est (se sai usarla è lunga).

 

Auguri di una vita lunghissima e costellata da tante parole latine!

— Giusy

 

 

 

 


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